Ecoguerra: cosa sono e a quanti gradi arrivano?
AUTHOR: MATTEO MANNELLO
Language: Italian
Come si evince dalle parole del Presidente francese, François Hollande: “Il mondo non ha mai affrontato una sfida così grande”, l’obiettivo chiave del COP21 è quello di riuscire ad evitare un “disastro climatico globale”. Secondo vari studi e conferenze istituzionali, quali rispettivamente “Nature” e “Globe Italia”, il riscaldamento globale ha un forte impatto sull’economia globale, riscontrando un collegamento diretto con quelle che definiamo eco-guerre.
Dal 1960 al 2010 si è stimato che, per assicurare la produttività agricola, la temperatura si debba assestare intorno ai 13 gradi (clima medio in USA, Cina, Francia, Giappone), poiché sopra questa temperatura si riscontra un abbassamento della produttività sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli avanzati.
Si eguaglia quindi la vulnerabilità. Questa vulnerabilità richiama forzatamente i concetti di interdipendenza e di esternalità economica tra i paesi. Gli studiosi affermano quindi che continuando verso un inquinamento costante di CO2, nell’anno 2100, più del 60% dei paesi sarà più povero colpendo così direttamente o indirettamente tutti i partner commerciali coinvolti (interdipendenza economica).
Inoltre, aumenterebbe lo stress idrico in alcune aree del mondo – fenomeno che già oggi colpisce più di 1 miliardo di persone. La conseguenza è una desertificazione costante del nostro pianeta. Un esempio concreto è anche la guerra civile in Siria, dove a causa della siccità che ha colpito il paese tra il 2006 e il 2011, si è avuta una delle perdite di raccolto più gravi di questo secolo. Fattori di questa intensità portano forzatamente verso un’intensificazione delle migrazioni prevedendo per il 2050, 250 milioni di rifugiati ambientali. Si calcola che esistano ufficialmente più di 75 conflitti causati da fattori ambientali, quelle che vengono anche definite “eco-guerre”.
Alcuni esempi diretti sono gli sfruttamenti dei giacimenti petroliferi, come quello in Nigeria o i conflitti per l’accesso alle risorse idriche di base, come nel Darfur. Le conseguenze ambientali hanno perciò un forte impatto sugli ecosistemi ma anche sull’aumento della criminalità. Come ha osservato il presidente dell’intergruppo parlamentare “Globe Italia”: «Raggiungere un accordo forte e inclusivo alla COP21 a Parigi che contenga il riscaldamento globale entro i 2 gradi, o meglio ancora entro 1,5 gradi, vuol dire anche combattere il terrorismo».
Anche il Ministro degli Esteri italiano, Gentiloni, attraverso un messaggio diretto all’intergruppo stesso scrive: «La sfida contro il riscaldamento del Pianeta che siamo chiamati a raccogliere in questi giorni, nello straordinario appuntamento della COP21 a Parigi, è anche una sfida per la sicurezza globale». Perciò trovare delle soluzioni adeguate al disastro climatico globale significa anche costruire maggiori sicurezze contro le violenze e rassicurare i territori.