Il cambiamento climatico: una minaccia per i diritti umani
Il cambiamento climatico: una minaccia per i diritti umani
AUTHOR: FEDERICA RUSSO (discover more)
Language: italian
La consapevolezza che i problemi dell’ambiente hanno delle importanti ricadute pratiche sulla vita di miliardi di persone è sempre più forte (1). In particolar modo il cambiamento climatico sta portando con sé conseguenze che non sono visibili a tutti nella quotidianità, ma che sono disastrose nel breve e nel lungo termine e che, come vedremo, incidono sui diritti umani. (2) I cambi di temperatura rispetto al passato, l’imprevedibilità delle stagioni, i lunghi periodi di siccità a cui seguono improvvise inondazioni, rendono la vita impossibile a coloro che vivono della coltivazione della terra (3). Eppure chi soffre di più per il cambiamento climatico sembra essere proprio chi meno contribuisce al problema (4).
Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda repubblicana e ex Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani dal 1997 al 2002, afferma:
«Sono rimasta molto colpita dalla situazione in Malawi a gennaio di quest’anno. C’è stata un’alluvione senza precedenti nel Paese, che ha ricoperto circa un terzo del paese, oltre 300 persone sono morte, e centinaia di migliaia hanno perso i loro mezzi di sussistenza. E un abitante medio nel Malawi emette circa 80 kg di CO2 all’anno. In media un cittadino americano ne emette circa 17,5 tonnellate. Così quelli che stanno soffrendo sproporzionatamente non guidano macchine, non hanno elettricità, non consumano quasi niente, eppure stanno sentendo sempre di più gli impatti dei cambiamenti climatici, i cambiamenti che impedisce loro di sapere come far crescere bene il cibo, e sapere come prendersi cura del loro futuro. Penso che in realtà è stata l’importanza dell’ingiustizia che mi ha colpita con molta forza» (5)
Sono state riflessioni su queste ed altre ingiustizie che l’hanno portata a fondare la “Mary Robinson Fundation on Climate Justice”. Questa vuole essere un punto di riferimento per quelle popolazioni che soffrono per i cambiamenti climatici. L’intento è di dare una voce alle persone più vulnerabili, sensibilizzare la popolazione mondiale sulla necessità di un impegno quotidiano per l’ambiente e promuovere la discussione internazionale sul tema.
Il cambiamento climatico non sta rendendo difficile la vita solo agli agricoltori, ma ha delle conseguenze devastanti ad ampio spettro. La fisionomia della terra si sta modificando e non per ragioni naturali, ma attraverso l’azione dell’uomo. Possiamo utilizzare l’esempio della Repubblica delle Kiribati per capire la gravità della situazione. A causa del cambiamento climatico questa Nazione sta scomparendo sommersa dalle acque. È proprio da un cittadino delle Kiribati, Ioane Tetiota, che nel luglio del 2005 venne indirizzata alla Nuova Zelanda la richiesta, senza precedenti, di asilo climatico (6). La richiesta venne respinta, ma senza dubbio l’accaduto ci dà il metro di misura rispetto all’incidenza del problema climatico sulla vita della popolazione.
È proprio il legame tra ambiente e diritti umani che emerge sempre di più. Proprio per questo nel marzo del 2012 il Consiglio dei Diritti Umani ha deciso di creare un mandato su diritti umani e ambiente (7). Il compito di approfondire il tema è stato affidato a John Knox in qualità di primo esperto indipendente sui diritti umani e l’ambiente fino al 2015. Il suo mandato è stato successivamente rinnovato con l’incarico come Relatore Speciale sui diritti umani e l’ambiente delle Nazioni Unite.
Nel 2016 il suo rapporto (A/HRC/31/52) è stato dedicato proprio al cambiamento climatico e ai suoi effetti sui diritti umani. Viene evidenziata la sempre maggiore attenzione posta sulla connessione tra i due elementi e sottolineato come gli obblighi degli Stati relativi ai diritti umani si siano intersecati con quelli relativi al cambiamento climatico. Nel rapporto il Relatore Speciale sottolinea quelli che sono stati i momenti fondamentali di discussione internazionale sul tema, ricordando, tra gli altri, come l’azione congiunta di OHCHR (8) e della Fondazione Mary Robinson – Climate Justice abbia promosso un dialogo sulla giustizia climatica nel febbraio del 2015 che ha portato al Compromesso di Ginevra, con il quale 18 Paesi firmatari si impegnarono a facilitare lo scambio di informazioni e pratiche tra gli esperti sui diritti umani e gli esperti sul clima a livello nazionale.
Ma sarà la Conferenza di Parigi, tenutasi da lì a pochi mesi, che acquisterà importanza fondamentale, essendo il primo accordo sul cambiamento climatico e in generale sull’ambiente a riconoscere esplicitamente l’importanza dei diritti umani.
Nel dicembre 2015, 195 Paesi hanno infatti firmato un accordo durante la Conferenza mondiale sul clima di Parigi. I punti salienti di tale accordo prevedono l’impegno dei Paesi: a mantenere l’incremento della temperatura media globale a 1,5°C e comunque al di sotto di 2°C di aumento rispetto ai livelli pre-industriali; a non incrementare le emissioni di gas serra; a versare una quota ogni anno ai paesi più poveri per far sì che essi si sviluppino attraverso fonti di energia meno inquinanti. Quest’ultima è una sfida enorme se pensiamo che nessun paese al mondo si è sviluppato senza considerevoli emissioni.
Intervenire sul cambiamento climatico è dunque riconosciuta a livello internazionale come una delle sfide principali del ventunesimo secolo per creare una società più giusta. Non a caso colpiscono le parole di Jibreel Khazan, che nel suo discorso tenuto a Greensboro nel 55° anniversario del sit-in dei quattro di Greensboro (9), ha affermato che la battaglia sul cambiamento climatico è l’attuale maggiore sfida per le giovani generazioni:
«È nella tradizione delle battaglie per ì diritti umani e civili che le giovani popolazioni siano chiamate all’azione sul cambiamento climatico. È la maggiore minaccia per la giustizia e la più grande opportunità che il nostro pianeta abbia mai visto.»(10)
Sources and notes:
1. OHCHR: study on the relationship between climate change and human rights. ; Steven Cohen: The Growing Level of Environmental Awareness
2. Tommaso Perrone: Cosa sono i cambiamenti climatici, cause e conseguenze.; Gruppo Intergovernativo sul cambio climatico (IPCC): Fifth Assessment Report (AR5) ; Matthias Mengel, Alexander Nauels, Joeri Rogelj & Carl-Friedrich Schleussner: Committed sea-level rise under the Paris Agreement and the legacy of delayed mitigation action.
3. Organization for economico co-operation and development: Agricolture and Climate Change
4. Duncan Clark: Which nations are most responsible for climate change?
5. Mary Robinson. Discorso registrato nel maggio 2015 a TEDWomen2015. Traduzione a cura di Daniel Fazzini.
6. Tim McDonald: The man who would be the first climate change refugee
8. OHCHR: Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani
9. I sit-ins di Greensboro sono una serie di proteste che avvennero nel 1960 in Nord Carolina contro le politiche di segregazione razziale di Woolworth. La principale venne messa in atto da quattro giovani studenti di colore, tra cui Jibreel Khazan, (passati alla storia come i 4 di Greensboro) il primo febbraio del 1960. I ragazzi sedettero al bancone del Woolworth ordinando dei caffè e, a seguito del diniego dello staff dovuto alla politica di “solo i bianchi”, rifiutarono di andare via fino a chiusura del locale. La protesta raccolse sempre più adesioni ed ebbe una importante diffusione negli Stati Uniti meridionali.
10. Jibreel Khazan. Estratto del discorso tenuto durante il 55° anniversario dai fatti di Greensboro.
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