Presentazione conclusioni finali progetto #Hubble

Tavolo: “UE governance europea” della Fondazione Cultura Democratica.

di Olimpia Troili (Presidente)

Voglio ringraziare di nuovo il Presidente di Cultura Democratica, Federico Castorina, per avermi proposto questa possibilità di collaborazione e per averci dato ulteriore spazio all’interno del progetto Hubble inauguratosi a Firenze lo scorso ottobre, che ci ha permesso nuovamente di arricchire di contenuti la nostra posizione sulla Governance europea.

Come ho già detto molte volte quella sulla Governance europea è una riflessione in itinere che non pretende di arrivare a una conclusione definitiva una volta per tutte, che non pretende di convertire in linguaggio giuridico quella che è la VISION che noi abbiamo sul futuro dell’Unione europea o di esprimere una Direttiva o un Regolamento europeo.

Questo non significa che noi svolgiamo il nostro lavoro su questo tema con minore dignità o professionalità degli altri tavoli ma significa che il discorso sulla Governance europea è un discorso talmente vasto, complesso e delicato da non poter essere ridotto alla sola iniziativa legislativa. Esso deve essere innanzitutto accompagnato da una narrazione culturale, un discorso nuovo sull’Europa da iscrivere innanzittutto nel nostro DNA collettivo e solo poi tradurre in pratica.

Entriamo nel merito della questione. Voglio partire da qualcosa che parzialmente esula dal nostro documento finale ma che è un punto sul quale in qualche modo abbiamo insistito e che merita una certa attenzione in questa fase: la riforma della governance economica europea in particolare dell’Eurozona. Sembrerebbe che la posizione che va delineandosi su proposta della Commissione europea in materia comprenda la trasformazione del fondo anticrisi MSE (Meccanismo europeo di stabilità) in un Fondo monetario europeo con una dotazione iniziale di 500 milioni di euro ampliabile del 20% e in grado di finanziarsi sui mercati.Inoltre, la proposta della Commissione includerebbe l’istituzione di un Ministro del Tesoro unico per l’Eurozona. Dico subito che noi come Cultura Democratica siamo a favore di queste due proposte ma crediamo che esse debbano essere inquadrate all’interno di una riforma più profonda della governance economica dell’Eurozona all’insegna dei criteri di funzionalità e democraticità. Ricordiamo quindi il nostro sostegno alla proposta di dotare l’Eurozona di una capacità fiscale propria, come da rapporto Boge-Bères e oltre che di un Ministro del Tesoro unico anche di un bilancio e un di Parlamento propri come formulato dagli accademici francesi Stéphanie Hennette, Thomas Piketty, Guillaume Sacriste e Antoine Vachez nel Trattato di democratizzazione per l’Europa anche detto “T-Dem”. Riguardo ai vincoli di bilancio che pure esulano da questa partita, ricordiamo il “six pact”, il “two pact” e il fiscal compact, ribadiamo la necessità dell’apertura di una nuova fase di discussione pubblica poiché l’applicazione del principio di flessibilità che pure è stato garantito in questi anni non può sopperire alla necessità di un riadeguamento alla contingenza economica attuale e a una semplificazione di queste misure, ormai certamente necessari. In parole povere, per noi è chiaro che bisogna andare avanti nella direzione del risanamento dei bilanci in difficoltà ma situazioni come quelle della Grecia, costretta a plurimi salvataggi, vannoevitate. Occorre che le regole ci consentano di prevenire situazioni di quel tipo declinandosi in maniera diversa secondo le contingenze economiche che attraversano fasi cicliche e anticicliche. Su questo occorre trovare al più presto un compromesso migliore.

Priorità per noi rimane anche il rafforzamento del bilancio europeo, per il quale siamo d’accordo a chiedere un aumento dell’impegno nei trasferimenti da parte degli Stati membri nonché a sperimentare soluzioni finanziarie che possano portare ad un aumento delle risorse o all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie o una web tax europea.

Più in generale riguardo all’architettura istituzionale dell’Unione europea guardiamo al modello proposto e approvato dal Parlamento europeo nel Rapporto Verhofstadt e ancor prima e più ambiziosamente dal Manifesto di Ventotene come principio ispiratore. Secondo noi occorre estendere il meccanismo del voto a maggioranza qualificata in consiglio dell’Unione europea, superando de facto il meccanismo del veto che paralizza le decisioni e le rende eccessivamente diluite.

Nel contesto attuale le cooperazioni rafforzate sulle politiche settoriali vanno bene ma non si può prescindere da una riforma complessiva delle istituzioni europee.

Siamo d’accordo sulla revisione della composizione della Commissioni europeadei poteri e delle funzioni dei suoi componenti dell’elezione diretta del Presidente di questa istituzione nonché, come proposto nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione di Juncker, dell’unificazione delle cariche di Presidente del Consiglio dell’Unione europea e del Presidente della Commissione europea.

Per ultimo ci sentiamo di appoggiare nuovi strumenti capaci di rendere più vincolati le decisioni europee poiché le attuali procedure d’infrazione che la Commissione europea può avviare non bastano in molti casi a far rispettare le scelte, come dimostra il caso sulle quote e non solo.

Per concludere crediamo fortemente che la futura costruzione europea debba essere imperniata non solo sull’integrazione economica e sul mercato unico ma che debba essere più politica, democratica e fondata sui valori che la caratterizzano. Nel medio-lungo periodo reputiamo che occorra una revisione dei Trattati europei che potrebbe avvenire in concomitanza con la ratifica dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea e la riapertura della discussione sulla possibilità di un nuovo processo costituente europeo.